Che aspetto hanno?
Queste migliaia di pagine hanno attraversato cinque secoli di storia, sotto forma di piccoli taccuini rilegati, di fogli sciolti o raccolti in fascicoli, e anche di foglietti tagliati, le cui dimensioni variano a seconda dell'uso. Nel XV secolo la carta era costosa, quindi Leonardo la sfruttava appieno, accumulando appunti e disegni su uno stesso foglio senza ordine apparente.
Col tempo i disegni a matita si sono spesso cancellati, altri non sono più identificabili. I testi, un misto di toscano e di lombardo pieno di abbreviazioni, sono redatti con una scrittura speculare, ossia orientata da destra a sinistra, e possono essere letti solo da specialisti.
Una storia tumultuosa
Il destino dei manoscritti è spesso avventuroso. Tutti ne riconoscono il valore alla morte di Leonardo ma, oggetto di cupidità, di una classificazione maldestra o di incuria, subiscono anche le conseguenze dei rovesci di fortuna e delle tragedie della storia.
Alla morte di Leonardo, 1519.
Con testamento, Leonardo lascia tutti i suoi manoscritti a Francesco Melzi, uno dei suoi discepoli, che continua il lavoro iniziato dal maestro riunendo i fogli in base all'argomento. Lascia a sua volta i manoscritti al figlio Orazio, che li vende e li disperde.
Dal XVII alla fine del XIX secolo.
I manoscritti vengono dimenticati fino alla pubblicazione a Parigi del Trattato della pittura nel 1651 e dell'Essai sur les ouvrages physico-mathématiques de Leonard de Vinci nel 1797. Questo saggio è stato scritto in francese dallo scienziato Giovanni Battista Venturi. Fino al XIX secolo i manoscritti sono considerati delle "curiosità" dai viaggiatori eruditi che visitano l'Italia ma la loro diffusione si estende con le pubblicazioni di Jean-Paul Richter a Londra e di Félix Ravaisson-Mollien a Parigi alla.
Oggi.
I manoscritti di Leonardo sono conservati nei più prestigiosi istituti europei. Un solo manoscritto si trova a Seattle (Stati Uniti): appartiene ad un privato, Bill Gates.
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